venerdì 30 marzo 2018

Anagni - Affreschi di San Pietro in Vineis. Il Bacio di Giuda (sec.XIII)


S. Pietro in Vineis è la chiesa, risalente alla fine del secolo XII, di un antico monastero situato poco fuori della cerchia urbana di Anagni, vicino all’antica Porta Cerere. Quanto resta del complesso primitivo è oggi parte del Convitto Principe di Piemonte, realizzato negli anni Venti dall’architetto Alberto Calza Bini. Il monastero appartenne all’ordine delle monache Clarisse dalla metà del secolo XIII sino al 1556, anno in cui venne lasciato dalle monache, che si spostarono nell’odierno monastero di S. Chiara all’interno della città, e passò ai frati cappuccini. Negli ambienti superstiti di questo monastero femminile si conserva un pregevole gruppo di affreschi risalenti al XIII, XIV e XV secolo. Il gruppo di maggior importanza è quello che orna il cosiddetto Matroneo delle Monache, un ambiente posto esattamente al di sopra della navata sinistra della chiesa, con la quale comunica solo attraverso alcune piccole feritoie.

Qui, probabilmente intorno al terzo decennio del Duecento - quindi prima che il monastero fosse dato alle Clarisse (Chiara fu canonizzata da Alessandro IV proprio ad Anagni il 12 agosto 1255), l’ambiente venne completamente decorato con un magnifico e lussureggiante motivo a finti conci ed archi a tutto sesto dal cosiddetto Terzo Maestro di Anagni. In quegli stessi anni, infatti, il più moderno dei pittori che si stavano dedicando alla realizzazione dello splendido ciclo della cripta della cattedrale, compì la decorazione delle pareti interne della chiesa superiore esattamente con gli stessi motivi che avrebbe replicato nel più riservato ambiente del monastero femminile. Si tratta di una decorazione che spicca per eleganza e raffinatezza cromatica e che è stilisticamente aggiornata ai migliori livelli della più moderna pittura romana contemporanea. ...Segue dal sito di BancAnagni.

http://www.camminarenellastoria.it/index/ald_it_La_FR_13_Vineis.html

domenica 25 marzo 2018

Anagni - Mostra del pittore Giovanni Passa

Anagni - Mostra del pittore Giovanni Passa dal 31 marzo all'8 aprile 2018, presso l'Hernica Saxa (BancAnagni), via San Paolo.  Inaugurazione sabato 31 marzo alle ore 18. Ingresso libero.                                            https://www.facebook.com/AnagniArte/

"Nella mia pratica attività pittorica, sono di recente estrazione. Non posso ritenermi un neofita ma neanche uno di antico pelo. Nasco alla pittura nel 1991, dunque dipingo da 25 anni. E il tuffo nella nuova attività, da sempre subodorata, presentita, e sempre differita per mille motivi, mi ha come restituito una ventata di giovinezza”: così scriveva Giovanni Passa nel 2016.

Privo di formazione accademica ma artista nell’animo, Giovanni Passa si può definire un pittore autodidatta animato da una forte passione per la rappresentazione di tutto ciò che la Vita gli ha fatto conoscere: dai volti di familiari e di sconosciuti, ai paesaggi tratti da libri o da reminiscenze di viaggi vissuti e amati, a scene  di vita immaginate e poi impresse su tela, all’amore per i grandi Maestri del passato.
Ad un anno e poco più dalla sua scomparsa, a testimoniare questa sua passione per il figurativo e per il colore abbiamo i suoi quadri – più di 200 – che sembrano a tutt'oggi restituirci quella “ventata di giovinezza”, da lui stesso evocata, attraverso la freschezza dei colori, la serena compostezza delle figure ritratte, la semplicità delle forme che, soprattutto nei quadri di ultima produzione, diviene sempre più esacerbata tanto da conferire ai quadri un’aria un po’ naїf. 
Nonostante la pittura non fosse stata la sua principale vocazione, ciò che indubbiamente lo ha sempre contraddistinto nella vita è stata la sua costante ricerca della Bellezza nel mondo del visibile, ricerca che non poteva che trovare una sua felice risoluzione nell’espressione artistica: “Mi sento figurativo, mi avvince il filo d'erba come una selva di palazzi, il mare, il cielo, la neve, come il pezzo di carta, la matita, un vaso, un frigorifero, una bimba come un vecchio, uno storpio come un damerino azzimato. Mi attira ciò che è in natura (…) tutto può esser rappresentato, se ben rappresentato”.  Parole che trovano conferma osservando i quadri esposti in questa prima mostra dedicata all’artista Giovanni Passa, meglio conosciuto come “Gianni”.
Il percorso espositivo qui presentato si compone di un breve excursus di quelle opere che possono dirsi le più significative della sua produzione. Partendo da una prima raccolta delle opere degli esordi, per lo più ritratti di ambito familiare o di ambientazione domestica, si prosegue con una serie di ritratti, paesaggi, scene di vita, per concludere con due omaggi a Van Gogh e uno a Toulouse-Lautrec, che eseguì negli anni ’90.
Osservando i dipinti delle prime sperimentazioni artistiche, si nota come il tratto sia fine, molto preciso, tanto che nei ritratti si avverte un senso quasi “fotografico”; mentre nei quadri successivi la resa delle forme diventa via via sempre più  stilizzata, quasi “abbozzata”. 
Ciononostante, anche nei quadri in cui la stilizzazione delle forme risulta più accentuata, il fil-rouge che si ripresenta come una costante in ogni dipinto è la meticolosità nel rendere visibili anche i piccoli particolari di un viso, di un vestito, di un albero, di una spiaggia. Il fascino del dettaglio per l’appunto, che si evince soprattutto nelle marine, nei paesaggi, dove solo avvicinando l’occhio alla tela si possono scorgere particolari squisitamente resi nella loro minuzia: come nell’immagine di mostra, la quale non è un’opera a sé stante bensì un particolare del dipinto “Uma cala portuguesa” del 2015.
La tavolozza dei colori, invece, non subisce una vera e propria evoluzione in quanto non vira mai verso le tonalità più cupe, salvo qualche sporadico esempio, ma resta fedele alla predilezione per i colori vivi e brillanti dei primi quadri. 
Come lo stesso artista scrisse, nel 2016, sul suo rapporto con la pittura: “il mondo dei colori è talmente affascinante e imprecisabile che tutte le cromature del mondo, se ben amalgamate, fanno ad es. di Jackson Pollock un titano dell'astrattismo. Dunque non disdegno l'astratto o i ritratti visionari simil Edward Munch, Egon Schiele,  Paul Sérusier,  Rouault, James Ensor, etc. (..) Pur avendo a mio appannaggio una buona produzione (più di 200 dipinti), non ho mai fatto una mostra e neppure al Salon d'automne o al Salon des Independants. Se mi chiedessero chi preferisco tra Modigliani e Silvestro Lega (a parte la mia incrollabile predilezione per il bel passionale ebreo livornese) risponderei che preferisco la pittura, tutta la pittura, quella vera, si capisce”. 
                                                           Maria Angela Martinez Ramos


Giovanni Passa è nato ad Anagni (FR) il 22 gennaio 1948. Dopo gli studi classici, si iscrive alla Facoltà di Lettere e Filosofia presso l’Università La Sapienza di Roma, con indirizzo in Lingue e Letterature Straniere. Questa sua formazione letteraria e linguistica lo porterà ad avvicinarsi al mestiere di giornalista, per tutti gli anni’70, per testate locali come la redazione provinciale di Frosinone del quotidiano nazionale “Paese Sera”, ma anche de “Il Tempo” e del “Corriere di Frosinone”, oltre che di altri quotidiani e periodici italiani.  Parallelamente, in questi anni assume l’impiego presso la segreteria di un istituto scolastico di Anagni, attività che poterà avanti fino al pensionamento. Dal 1983, per tre anni riveste il ruolo di direttore editoriale di una radio privata locale di Anagni. Dal 1995 al 2000, lavora in Argentina presso le sedi consolari italiane di Rosario e di Mar del Plata, come responsabile dell’Ufficio Scolastico Consolare, collaborando altresì alla promozione della cultura italiana all’estero anche attraverso l’allestimento di eventi culturali (mostre, concerti, festival cinematografici), sotto la supervisione dell’Istituto Italiano di Cultura. Nel luglio del 2011, partecipa per la prima volta ad una mostra collettiva tenutasi nei locali della Parrocchia di S. Antonio Abbate di Ferentino, dal titolo “La Natura, la Realtà, il Ricordo...”, insieme ad altri artisti locali quali Giancarla Boccitto, Francesco Colacicchi, Roberto Evangelisti e Alberto Vari. Muore ad Anagni il 19 febbraio 2017.




lunedì 19 marzo 2018

Domenica 19 marzo 1944. Bombardamento di Anagni

Piazza San Giovanni (Foto Umberto Frattali)
Anagni il 19 marzo 1944, domenica mattina in una giornata di sole, subì il più disastroso bombardamento aereo della sua storia da parte delle Fortezze Volanti Statunitensi. Ci furono 130 morti e rischiò seriamente la vita lo stesso vescovo Adinolfi, che rimase gravemente ferito alla gola. I danni più rilevanti si verificarono,nella chiesa di S. Giovanni De Duce, nel convento dei Padri Caracciolini, nella Curia Vescovile e nella chiesa dei SS. Cosma e Damiano.
Secondo fonti ufficiali la città di Anagni, nel corso del conflitto, subì una notevole distruzione del suo patrimonio. In precedenza l'aviazione alleata aveva bombardato l'area  vicina alla  stazione ferroviaria.
Considerando l’importanza storico-artistica del centro, la gravità dei danni assume un carattere ancora più drammatico.
Ulteriori danneggiamenti riguardarono la Cattedrale, in cui andarono perdute le vetrate artistiche a causa degli spostamenti d’aria, le porte di S. Francesco e Santa Maria, la chiesa di S. Andrea, e  gli artistici palazzi signorili Cesaritti, Menenti, Moriconi e Passa. Il palazzo di Bonifacio VIII fu mancato miracolosamente da  tali incursioni. C.R.
------
Anagni, importante nodo viario e ferroviario, per la sua posizione sulla via Casilina, per la presenza di numerosi edifici idonei all’accantonamento di truppe, ed anche per la sua distanza di "sicurezza" dal fronte, fu prescelta dal Comando della Decima Armata Tedesca del Gen.Von Vietinghoff come sede di un importante complesso ospedaliero militare, atto ad ospitare i feriti e malati provenienti dal fronte di Cassino. La distanza dal fronte permetteva ai mezzi dei vari Feldlazarett (Ospedali militari) di raggiungere il fronte in tempi ragionevolmente brevi.  ...leggi tutto da: Dal Volturno a Cassino
Collage di foto da Acta est Fabula

Piazza Innocenzo III. Foto SBAA