"Nella mia pratica attività pittorica, sono di recente estrazione. Non posso ritenermi un neofita ma neanche uno di antico pelo. Nasco alla pittura nel 1991, dunque dipingo da 25 anni. E il tuffo nella nuova attività, da sempre subodorata, presentita, e sempre differita per mille motivi, mi ha come restituito una ventata di giovinezza”: così scriveva Giovanni Passa nel 2016.
Privo di formazione accademica ma artista nell’animo, Giovanni Passa si può definire un pittore autodidatta animato da una forte passione per la rappresentazione di tutto ciò che la Vita gli ha fatto conoscere: dai volti di familiari e di sconosciuti, ai paesaggi tratti da libri o da reminiscenze di viaggi vissuti e amati, a scene di vita immaginate e poi impresse su tela, all’amore per i grandi Maestri del passato.
Ad un anno e poco più dalla sua scomparsa, a testimoniare questa sua passione per il figurativo e per il colore abbiamo i suoi quadri – più di 200 – che sembrano a tutt'oggi restituirci quella “ventata di giovinezza”, da lui stesso evocata, attraverso la freschezza dei colori, la serena compostezza delle figure ritratte, la semplicità delle forme che, soprattutto nei quadri di ultima produzione, diviene sempre più esacerbata tanto da conferire ai quadri un’aria un po’ naїf.
Nonostante la pittura non fosse stata la sua principale vocazione, ciò che indubbiamente lo ha sempre contraddistinto nella vita è stata la sua costante ricerca della Bellezza nel mondo del visibile, ricerca che non poteva che trovare una sua felice risoluzione nell’espressione artistica: “Mi sento figurativo, mi avvince il filo d'erba come una selva di palazzi, il mare, il cielo, la neve, come il pezzo di carta, la matita, un vaso, un frigorifero, una bimba come un vecchio, uno storpio come un damerino azzimato. Mi attira ciò che è in natura (…) tutto può esser rappresentato, se ben rappresentato”. Parole che trovano conferma osservando i quadri esposti in questa prima mostra dedicata all’artista Giovanni Passa, meglio conosciuto come “Gianni”.
Il percorso espositivo qui presentato si compone di un breve excursus di quelle opere che possono dirsi le più significative della sua produzione. Partendo da una prima raccolta delle opere degli esordi, per lo più ritratti di ambito familiare o di ambientazione domestica, si prosegue con una serie di ritratti, paesaggi, scene di vita, per concludere con due omaggi a Van Gogh e uno a Toulouse-Lautrec, che eseguì negli anni ’90.
Osservando i dipinti delle prime sperimentazioni artistiche, si nota come il tratto sia fine, molto preciso, tanto che nei ritratti si avverte un senso quasi “fotografico”; mentre nei quadri successivi la resa delle forme diventa via via sempre più stilizzata, quasi “abbozzata”.
Ciononostante, anche nei quadri in cui la stilizzazione delle forme risulta più accentuata, il fil-rouge che si ripresenta come una costante in ogni dipinto è la meticolosità nel rendere visibili anche i piccoli particolari di un viso, di un vestito, di un albero, di una spiaggia. Il fascino del dettaglio per l’appunto, che si evince soprattutto nelle marine, nei paesaggi, dove solo avvicinando l’occhio alla tela si possono scorgere particolari squisitamente resi nella loro minuzia: come nell’immagine di mostra, la quale non è un’opera a sé stante bensì un particolare del dipinto “Uma cala portuguesa” del 2015.
La tavolozza dei colori, invece, non subisce una vera e propria evoluzione in quanto non vira mai verso le tonalità più cupe, salvo qualche sporadico esempio, ma resta fedele alla predilezione per i colori vivi e brillanti dei primi quadri.
Come lo stesso artista scrisse, nel 2016, sul suo rapporto con la pittura: “il mondo dei colori è talmente affascinante e imprecisabile che tutte le cromature del mondo, se ben amalgamate, fanno ad es. di Jackson Pollock un titano dell'astrattismo. Dunque non disdegno l'astratto o i ritratti visionari simil Edward Munch, Egon Schiele, Paul Sérusier, Rouault, James Ensor, etc. (..) Pur avendo a mio appannaggio una buona produzione (più di 200 dipinti), non ho mai fatto una mostra e neppure al Salon d'automne o al Salon des Independants. Se mi chiedessero chi preferisco tra Modigliani e Silvestro Lega (a parte la mia incrollabile predilezione per il bel passionale ebreo livornese) risponderei che preferisco la pittura, tutta la pittura, quella vera, si capisce”.
Maria Angela Martinez Ramos
Giovanni Passa è nato ad Anagni (FR) il 22 gennaio 1948. Dopo gli studi classici, si iscrive alla Facoltà di Lettere e Filosofia presso l’Università La Sapienza di Roma, con indirizzo in Lingue e Letterature Straniere. Questa sua formazione letteraria e linguistica lo porterà ad avvicinarsi al mestiere di giornalista, per tutti gli anni’70, per testate locali come la redazione provinciale di Frosinone del quotidiano nazionale “Paese Sera”, ma anche de “Il Tempo” e del “Corriere di Frosinone”, oltre che di altri quotidiani e periodici italiani. Parallelamente, in questi anni assume l’impiego presso la segreteria di un istituto scolastico di Anagni, attività che poterà avanti fino al pensionamento. Dal 1983, per tre anni riveste il ruolo di direttore editoriale di una radio privata locale di Anagni. Dal 1995 al 2000, lavora in Argentina presso le sedi consolari italiane di Rosario e di Mar del Plata, come responsabile dell’Ufficio Scolastico Consolare, collaborando altresì alla promozione della cultura italiana all’estero anche attraverso l’allestimento di eventi culturali (mostre, concerti, festival cinematografici), sotto la supervisione dell’Istituto Italiano di Cultura. Nel luglio del 2011, partecipa per la prima volta ad una mostra collettiva tenutasi nei locali della Parrocchia di S. Antonio Abbate di Ferentino, dal titolo “La Natura, la Realtà, il Ricordo...”, insieme ad altri artisti locali quali Giancarla Boccitto, Francesco Colacicchi, Roberto Evangelisti e Alberto Vari. Muore ad Anagni il 19 febbraio 2017.
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