venerdì 18 dicembre 2009
ANAGNI - Appuntamenti per il Natale 2009
giovedì 17 dicembre 2009
ULTIMA LEZIONE LABORATORIO DI SCENEGGIATURA CINEMATOGRAFICA

Venerdì pv presso la biblioteca comunale di Anagni, si svolgerà l’ultimo incontro del laboratorio di sceneggiatura cinematografica tenuto dalla scuola di scrittura creativa Omero. Sarà presente un ospite d’onore, il famoso sceneggiatore Sergio Donati. Nel corso dell’incontro sarà possibile assistere alla visione di alcune sequenze del film capolavoro di Sergio Leone “C’era una volta il West” seguendo la sceneggiatura scritta da Sergio Donati con la possibilità di interagire direttamente con lo sceneggiatore. Donati inoltre è un famoso scrittore che ha pubblicato romanzi come : L’altra faccia della luna, Il sepolcro di carta, Mr. Sharkey torna a casa. Trasferitosi a Milano diventa tv producer, oggi supervisore creativo in una grossa agenzia pubblicitaria BJKE. Inizia il sodalizio con Sergio Leone con il quale collabora come sceneggiatore nei film C’era una volta il West, Giù la testa, il Buono il Brutto il Cattivo. Collabora inoltre con Bellocchio, Montaldo, Petri, Corbucci, Zampa, Lupo, Steno e in America con Micheal Anderson, John Irvin , Tony Scott ect. Nell’incontro di Venerdì inoltre ci sarà la lettura, commento ed editing finale di tutte le sceneggiature realizzate dagli studenti da parte di Sergio Donati. L’incontro si terrà dalle ore 15 alle ore 18 nel salone multimediale del Monte Frumentario.
Giovanni Colacicchi
Omaggio di Firenze, aprile 2014, a un grande pittore italiano del Novecento, anagnino di nascita, Giovanni Colacicchi.
Biografia
Nato in una f
 amiglia di antica tradizione culturale cattolica, Giovanni Colacicchi compie i  primi studi in seminario. Alla fine della prima guerra mondiale si trasferisce a  Firenze, dove studia la pittura del primo Rinascimento, dedicandosi  contemporaneamente alla poesia. Intorno al 1919 inizia ad interessarsi alla  pittura di paesaggio, soggetto caro all'ambiente artistico toscano  contemporaneo. Dopo il 1920 decide di concentrarsi esclusivamente sulla pittura  ed è, a questa data, ben introdotto nel circolo culturale che s'incontra al  Caffè delle Giubbe Rosse, dove stringe amicizia con Aldo Palazzeschi, Libero  Andreotti, Raffaello Franchi e conosce il suo maestro, il pittore Francesco  Franchetti. Attraverso Geraldo Cepparelli, del quale frequenta lo studio a San  Gimignano, avviene l'importante incontro con Raffaele De Grada, impegnato in  quegli anni nel superamento del retaggio macchiaiolo e impressionista, tramite  l'elaborazione di un'immagine ferma e solida del paesaggio, sull'esempio di  Cézanne. Un altro incontro fondamentale nella vita dell'artista avviene a Roma  nel 1921 dove, nello studio di Carlo Socrate, conosce Onofrio Martinelli, al  quale resterà sempre legato da profonda amicizia. In questi primi anni Venti, a  Firenze, si trova in contatto con il clima del ritorno all'ordine, anche tramite  la collettiva di Valori Plastici organizzata nell'ambito della Primaverile  fiorentina del 1922; nel 1926 è tra i fondatori di Solaria, rivista di arte e  letteratura, alla quale partecipa l'élite intellettuale italiana, da Giuseppe  Ungaretti a Eugenio Montale a Carlo Emilio Gadda, oltre al gruppo degli artisti  toscani, costituito, tra gli altri, da Baccio Maria Bacci, Italo Griselli,  Gianni Vagnetti, Onofrio Martinelli. Nello stesso anno Colacicchi espone alla  Prima Mostra del Novecento Italiano e, successivamente, alle mostre organizzate  da Margherita Sarfatti all'estero. Nel 1930 la Saletta Fantini di Firenze  presenta la prima personale di Colacicchi che, nello stesso anno, dipinge la  "Donna di Anagni", uno dei suoi primi quadri di grande impegno, presentato alla  I Quadriennale romana, nel quale il critico Raffaello Franchi ravvisa un omaggio  alla monumentalità del Quattrocento toscano. Tra il 1931 e 1933 trascorre lunghi  periodi ad Anagni, dove dipinge quadri come "Santa Maria Egiziaca" e "Giacobbe e  l'Angelo" e, nel 1932 partecipa con una sala personale alla Biennale di Venezia.  In questo periodo, superando ogni residua frammentarietà e casualità  naturalistica, l'artista recupera gli esempi della grande pittura italiana, da  Giotto ad Andrea del Castagno, a Piero della Francesca. Nell'autunno del 1935,  in seguito ad una crisi sentimentale, parte per il Sud Africa, trattenendosi un  anno a Città del Capo, dove dipinge opere come "Gli esuli", "Il faro di  Mouillepoint", "Saldhana Bay". Nel 1937, a Roma, entra in contatto con Libero De  Libero, direttore della Galleria La Cometa, presso la quale si raccolgono i  pittori della Scuola romana; l'anno seguente si trasferisce nella capitale  insieme alla compagna Flavia Arlotta e al figlio appena nato e tiene una  personale alla Cometa, che raccoglie le opere più recenti, tra le quali alcune  nature morte segnate da un'atmosfera metafisica. Nello stesso periodo ottiene la  cattedra di Decorazione all'Accademia di Belle Arti di Firenze, dove insegnerà  fino al 1970. Tornato a Firenze nel 1939 lavora ad un dipinto per il Palazzo di  Giustizia di Milano e prepara una serie di nature morte esposte nel 1940 alla  mostra del Lyceum fiorentino, in occasione della quale conosce lo storico  dell'arte americano Bernard Berenson, che frequenterà fino alla scomparsa dello  studioso, nel 1959. Dopo la guerra, che lo vede aderire al Partito d'Azione,  Colacicchi prosegue coerentemente la propria ricerca pittorica fondando, nel  1947, il gruppo Nuovo Umanesimo, insieme ad Oscar Gallo, Quinto Martini, Onofrio  Martinelli, Ugo Capocchini ed Emanuele Cavalli, con l'intento di sostenere, in  polemica con le tendenze astratte, la figuratività e il realismo in pittura e  scultura. Nel 1948 partecipa per l'ultima volta alla Biennale di Venezia con "Il  martire e La martire". Negli anni seguenti la ricerca artistica di Colacicchi  prosegue coerente e appartata, mentre l'attività pubblica si fa più intensa, con  l'organizzazione di mostre personali, la realizzazione di alcuni cicli  decorativi, l'attività di critico d'arte per il quotidiano La Nazione e la  direzione dell'Accademia.(Testo: Gioela  Massagli)
amiglia di antica tradizione culturale cattolica, Giovanni Colacicchi compie i  primi studi in seminario. Alla fine della prima guerra mondiale si trasferisce a  Firenze, dove studia la pittura del primo Rinascimento, dedicandosi  contemporaneamente alla poesia. Intorno al 1919 inizia ad interessarsi alla  pittura di paesaggio, soggetto caro all'ambiente artistico toscano  contemporaneo. Dopo il 1920 decide di concentrarsi esclusivamente sulla pittura  ed è, a questa data, ben introdotto nel circolo culturale che s'incontra al  Caffè delle Giubbe Rosse, dove stringe amicizia con Aldo Palazzeschi, Libero  Andreotti, Raffaello Franchi e conosce il suo maestro, il pittore Francesco  Franchetti. Attraverso Geraldo Cepparelli, del quale frequenta lo studio a San  Gimignano, avviene l'importante incontro con Raffaele De Grada, impegnato in  quegli anni nel superamento del retaggio macchiaiolo e impressionista, tramite  l'elaborazione di un'immagine ferma e solida del paesaggio, sull'esempio di  Cézanne. Un altro incontro fondamentale nella vita dell'artista avviene a Roma  nel 1921 dove, nello studio di Carlo Socrate, conosce Onofrio Martinelli, al  quale resterà sempre legato da profonda amicizia. In questi primi anni Venti, a  Firenze, si trova in contatto con il clima del ritorno all'ordine, anche tramite  la collettiva di Valori Plastici organizzata nell'ambito della Primaverile  fiorentina del 1922; nel 1926 è tra i fondatori di Solaria, rivista di arte e  letteratura, alla quale partecipa l'élite intellettuale italiana, da Giuseppe  Ungaretti a Eugenio Montale a Carlo Emilio Gadda, oltre al gruppo degli artisti  toscani, costituito, tra gli altri, da Baccio Maria Bacci, Italo Griselli,  Gianni Vagnetti, Onofrio Martinelli. Nello stesso anno Colacicchi espone alla  Prima Mostra del Novecento Italiano e, successivamente, alle mostre organizzate  da Margherita Sarfatti all'estero. Nel 1930 la Saletta Fantini di Firenze  presenta la prima personale di Colacicchi che, nello stesso anno, dipinge la  "Donna di Anagni", uno dei suoi primi quadri di grande impegno, presentato alla  I Quadriennale romana, nel quale il critico Raffaello Franchi ravvisa un omaggio  alla monumentalità del Quattrocento toscano. Tra il 1931 e 1933 trascorre lunghi  periodi ad Anagni, dove dipinge quadri come "Santa Maria Egiziaca" e "Giacobbe e  l'Angelo" e, nel 1932 partecipa con una sala personale alla Biennale di Venezia.  In questo periodo, superando ogni residua frammentarietà e casualità  naturalistica, l'artista recupera gli esempi della grande pittura italiana, da  Giotto ad Andrea del Castagno, a Piero della Francesca. Nell'autunno del 1935,  in seguito ad una crisi sentimentale, parte per il Sud Africa, trattenendosi un  anno a Città del Capo, dove dipinge opere come "Gli esuli", "Il faro di  Mouillepoint", "Saldhana Bay". Nel 1937, a Roma, entra in contatto con Libero De  Libero, direttore della Galleria La Cometa, presso la quale si raccolgono i  pittori della Scuola romana; l'anno seguente si trasferisce nella capitale  insieme alla compagna Flavia Arlotta e al figlio appena nato e tiene una  personale alla Cometa, che raccoglie le opere più recenti, tra le quali alcune  nature morte segnate da un'atmosfera metafisica. Nello stesso periodo ottiene la  cattedra di Decorazione all'Accademia di Belle Arti di Firenze, dove insegnerà  fino al 1970. Tornato a Firenze nel 1939 lavora ad un dipinto per il Palazzo di  Giustizia di Milano e prepara una serie di nature morte esposte nel 1940 alla  mostra del Lyceum fiorentino, in occasione della quale conosce lo storico  dell'arte americano Bernard Berenson, che frequenterà fino alla scomparsa dello  studioso, nel 1959. Dopo la guerra, che lo vede aderire al Partito d'Azione,  Colacicchi prosegue coerentemente la propria ricerca pittorica fondando, nel  1947, il gruppo Nuovo Umanesimo, insieme ad Oscar Gallo, Quinto Martini, Onofrio  Martinelli, Ugo Capocchini ed Emanuele Cavalli, con l'intento di sostenere, in  polemica con le tendenze astratte, la figuratività e il realismo in pittura e  scultura. Nel 1948 partecipa per l'ultima volta alla Biennale di Venezia con "Il  martire e La martire". Negli anni seguenti la ricerca artistica di Colacicchi  prosegue coerente e appartata, mentre l'attività pubblica si fa più intensa, con  l'organizzazione di mostre personali, la realizzazione di alcuni cicli  decorativi, l'attività di critico d'arte per il quotidiano La Nazione e la  direzione dell'Accademia.(Testo: Gioela  Massagli)Francesca Romana Morelli
Giovanni Colacicchi nasce ad Anagni il 19 gennaio 1900 da un’antica famiglia imparentata con i Caetani. Il padre Roberto è un proprietario terriero di tendenze democratiche. La madre Pia Vannutelli proviene da una famiglia che annovera tra i diretti antenati il pittore Scipione Vannutelli (1834-1894), e alla quale appartengono alti prelati come il cardinale Vincenzo Vannutelli, decano del Sacro Collegio e vescovo datario di varie diocesi (sarà ritratto da Scipione in alcuni suoi capolavori). Compie gli studi liceali tra Roma e Firenze. Leggi tutto ...
http://www.giovannicolacicchi.com/giovanni-colacicchi-dipinti/
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Altre opere
 







